Olcella: La chiesa di Santa Geltrude e l'oratorio Nota dell'editore: Olcella si trova all'incrocio di tre comuni: Busto Garolfo, Dairago e Arconate. Attraversa anche quella che una volta era conosciuta come la "strada dei preti". In seguito, divenne una dipendenza monastica all'interno dell'abbazia degli Umiliati con una cappella dedicata a Santa Geltrude (morta nel 1303). Si crede che gli Umiliati vivevano sotto l'autorità di San Benedetto. Questo spiega la loro devozione verso Santa Geltrude, la grande veggente benedettina. Gli atti di visita pastorale dell'inizio del XVIII secolo rivelano che Olcella si chiama semplicemente "la Cella" e che l'oratorio (cappellina) è dedicato alle Sante Vergini Geltrude, Rosalia e Geltrude, che è l'apostolo della devozione al Sacro Cuore Gesù nel Medioevo. Geltrude è l'apostolo della devozione a Gesù Sacro Cuore nel Medioevo. Infatti, molte volte la mistica benedettina contemplava Gesù Cristo, che dal suo Cuore faceva scendere sul mondo fuochi d'amore e fiumi d'acqua purificatrice. L'angelico fiore del monte pellegrino di Palermo fu trapiantato nel giardino del paradiso a soli 30 anni. Questo dopo una vita più angelica e umana che umana trascorsa in grotte, caverne e crepacci. Apparteneva a quel gruppo di reclusi che un tempo prosperava sotto i monasteri benedettini. Questo spiega perché i religiosi di La Cella, in mezzo alla profonda solitudine della campagna di allora, decisero di dedicare il loro piccolo oratorio, che oggi si chiama "Cella", a Santa Geltrude, e Santa Rosalia. Possiamo leggere le descrizioni esatte negli Atti delle visite pastorali: "Ha forma quadrata, soffitto a volta con pavimento in mattoni. Misura circa 16 cubiti (7 m) di lunghezza e 8 cubiti (3,50 m) di larghezza. La chiesa termina con una cappella con una porta e una volta di legno. Don Grazioso Mariani fu il primo parroco di Olcella. Morì il 18 maggio 1962. Don Giuseppe Moretti fu il suo successore. Il nuovo oratorio fu costruito dalla popolazione di Olcella, ispirata dal suo parroco. Fu dedicato a Papa Giovanni XXIII.