È l'insediamento originale che iniziò tutto, e fu costruito prima del sito reale di San Leucio. Fu il re Ferdinando IV di Borbone a comprarlo dai conti Acquaviva. Lo usò come residenza di campagna e casa di caccia. C'erano anche siti per l'allevamento e il canettiere di vacche sarde. Carlo Tito, il figlio maggiore della famiglia, morì di vaiolo quattro anni dopo che la casa era stata abbandonata come luogo infausto. Ora è in completo abbandono, nonostante il suo fascino.

È una vecchia struttura con valore storico, ma è stata abbandonata. Spero che qualcuno legga questo post e faccia un Tam Tam per aiutare la struttura. Altrimenti, sarà perso come molte altre cose belle in questa regione.

Un luogo abbandonato a se stesso ha ancora il fascino del paesaggio circostante. Per arrivarci, bisogna percorrere una strada coperta di rifiuti e fazzoletti lasciati dalle coppie della zona che hanno scelto questo luogo come zona di cancellazione per i loro appuntamenti romantici.

Per multare gli squallidi autori di tale squallore sarebbe una buona idea. L'immondizia lasciata dagli incivili dovrebbe essere pulita dal sentiero a sinistra del Casinò.

Recentemente venduto a privati. È un gran pezzo, ma è un peccato. Speriamo che domani possa rivivere la gloria del passato.

Il casinò fu costruito nel XVII secolo. Un centinaio di persone lavoravano negli edifici che furono ingranditi qui. Collecini è un giovane allievo dell'architetto Luigi Vanvitelli e si può vedere nel soffitto a volta nella piazza di fronte all'edificio. Siamo nel 1788. Il re Borbone, nonostante il triste ricordo della perdita del figlio che il casinò evocava, volle adattare la produzione della zona, convertendola alla fabbricazione del cuoio come veniva lavorato in Francia. Ferdinando IV abbandonò questa collina dopo la morte del suo primo figlio, che morì in questo edificio. Ci sono due cancelli sul lato est del casinò che sono ancorati per proteggere le abitazioni moderne. È chiaro che qualcuno ha vissuto in questo patrimonio culturale, e non per poco tempo, quando si possono vedere le strutture di ferro usate per stendere il bucato. L'unità d'Italia ha fatto il resto. L'idea di lavorare le pelli fu portata via dalla rivoluzione napoletana. Molti artigiani dalla Francia furono chiamati nel Regno delle Due Sicilie per introdurre questo tipo di lavorazione, poiché i francesi erano entusiasti dell'iniziativa del re Borbone. I camini in mattoni dell'epoca borbonica di fattura vanvitelliana si trovano sopra il tetto della Reggia di Caserta. La Vaccheria è oggi trascurata.