Per secoli il lavoro della natura ha seguito quello dell'uomo in questa terra dai colori e dalle sfumature vivaci. Un territorio ricco di argilla, la presenza di grotte, burroni e ipogei, risorse idriche e una zona ventosa hanno influenzato la produzione. Se consideriamo i nomi storici, il numero scende ancora di più. Raccontano di una città di 33 mila persone arroccata su una collina al margine meridionale delle Murge, che per anni luce ha saputo trasformare la terra in opere d'arte. Solo più tardi si è fatta strada la ceramica faenzara, fatta di oggetti ricchi di decorazioni, meno rustici e più curati nei dettagli. Le testimonianze di questa attività si perdono nella notte dei tempi, ma abbiamo le prime notizie documentate di una produzione ceramica a Grottaglie nel XV secolo. Sono cinquanta le botteghe sparse su 20mila metri quadrati sulla gravina di San Giorgio, vicino al centro storico e ai piedi del trecentesco Castello Episcopio, dedicate alla produzione di questo tipo di oggetti. Secondo il presidente dei ceramisti di Grottaglie, le famiglie numerose di ceramisti, quelle regolarmente iscritte alla Camera di Commercio, sono 20-25. Ci sono oggetti di ceramica unici, vasi, capasoni, acquasantiere, cavalieri e amazzoni nelle botteghe scavate nella roccia. Negli anni '50 e '60 l'artigianato artistico sostituirà i prodotti più comuni messi in crisi dalla rivoluzione plastica. Era una vocazione per la città. La lavorazione della ceramica povera, di tipo contadino, di grandi manufatti di uso quotidiano è ciò che avvenne nel XV secolo. L'argilla del sottosuolo è modellata da Grottaglie fin dai tempi della Magna Grecia.