Il signor Egidio, la cui famiglia gestisce ancora la cartoleria con cui commentavamo le notizie locali: un'edicola e cartoleria divenuta nel tempo un crocevia di persone e sensibilità che trovavano (e trovano) nei gestori dei perfetti cerimonieri. Frequento la Cartolibreria Pio X da molti anni e ho sempre trovato disponibilità e gentilezza. Entrare per ritirare il giornale e il piacere di scambiare qualche impressione ha trasformato un atto quotidiano in un piacevole rito che ha attraversato gli anni più significativi della mia formazione, grazie a tutti coloro che si sono alternati dietro il bancone.

C’era un tempo in cui saltare in sella alla bicicletta per correre a comprare un album di fogli e due matite 2B, costituiva già un’emozione, se non una mezza avventura, e magari, oltre a fogli e matite, anche una gomma, di quelle tutte bianche, come quella del tuo amico figlio dell’architetto, e non quella per due terzi rossa e un terzo blu che sprezzante, e anche un tantino invadente, occupava nella sua rigida tracotanza tutti gli astucci dei non figli di architetti; sorta di pietra pomice che, più che cancellare, dilatava la grafite come una spugna bagnata può fare su una macchia d’olio, col risultato - ovvio e inesorabile - di bucare il foglio, rattoppato poi alla bell’e meglio dal sempre presente scotch, non quello scozzese single malt che meglio avrebbe fatto, quello che deve il nome all’intuizione di un’ azienda americana che per prima l’ha brevettato.Certo, partendo dalla “Ronzinella” si poteva deviare verso la “Zermanesa” e fermarsi da “Lasagna”, che lì nei pressi abitava quella ragazzina così carina, oppure puntare diretti in “Centro”, in galleria da “Zanardo” o da “Carniello”, minuscola cartoleria incastrata nell’edificio del cinema “Centrale”, sperando di rubare con un’occhiata furtiva la curva di un seno femminile sulla locandina del film per adulti in programma per la sera...ma spingersi fino a “Mason”, o cartolibreria Pio X, per chi partiva dal lontano quartiere centro-sud di Mogliano, più noto come quartiere San Marco, poteva essere in effetti un’avventura, chissà, forse anche per via di quell’incognita “X”.Entravo con la circospezione e la timidezza del cliente occasionale, come capitava quando, chiuso per ferie il “casoin” del quartiere, venivo spedito a prendere il pane e il latte da quello che in montagna c’era già stato a luglio, perché si sa, gli alimentaristi le ferie le hanno sempre trascorse in montagna, e nello stesso appartamento.Lì da Mason sapevo che avrei trovato quel signore che a quell’epoca mi sembrava un po’ serio, ma che nel tempo avrei capito essere “Fare bene il proprio mestiere”, ed era gentile, e per qualche ragione mi ricordava i volti che vedevo in televisione la sera prima di essere agevolato a letto, e che solo molto più tardi avrei scoperto essere film di De Sica.Ma c’era qualcosa che già allora distingueva quel luogo dagli altri simili; aveva i libri.Certo, all’epoca qualche fortunata signora poteva ricevere mensilmente la “Selezione” dal Reader’s Digest, qualche altra meno fortunata (a seconda dei punti di vista) il Postal Market, ma i libri veri, in un paesotto ancora mancante di librerie (un po’ come oggi, insomma...), quelli, ce li aveva Mason.Non so dire se le vetrine di questo negozio abbiano sempre ospitato libri, in fondo non è essenziale saperlo, quel che conta è che i libri ci sono ancora, così come la serietà, che è “Fare bene il proprio mestiere”, e il sorriso femminile che vi accoglie al vostro ingresso, e vi assicuro, si intuisce anche dietro alle mascherine.Partire da casa per comprare una o due matite 2B, può diventare un’avventura, ma lo gomma rossa e blu, vi prego, quella no!