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Casale San MARTINO

Address: Unnamed Road, 70054, 70054 Giovinazzo BA
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Tartaglia

La leggenda del tesoro: Il casale di San Martino1 parteSul territorio di Giovinazzo/Bitonto si trova il casale di San Martino. È stata costruita su una struttura più antica, e si ritiene che sia intorno all'XI secolo. Il complesso è disposto intorno ad un cortile rettangolare e ad alte mura, con un ingresso ad arco che vi conduce. Ci sono diverse stanze all'interno, tra cui una grande cucina con un camino e un pozzo, oltre a vari alloggi. Una base quadrangolare con vista sulla torre è sormontata da una bella colombaia. Inoltre, c'è una piccola chiesa dove si può ammirare un altare dedicato a San Martino. Questa struttura religiosa è composta da una sola navata e presenta un classico timpano a campana. Ha anche una piccola finestra che funge da punto luce e un ingresso incorniciato da stipiti di pietra. Fu costruita al confine tra Giovinazzo e Bitonto nel 1124. Si legge che nel 1523 il "Notaro Pietro et Cola de Ildaris Cedono a D. Geronimo Scaragio certe terre machiose et semifinale con un pozzo S. Martino de Murisciano" pose la casa sulla strada per "del monte di Jovenacio". Nel XV secolo, accanto a San Martino, sorse la sede estiva del vescovo di Giovinazzo. Egli sfruttava la posizione elevata e il punto strategico della casa per godere di un'ottima vista sul territorio circostante. Bricianos di Ribera, che erano imparentati con l'imperatore Carlo V. "Terre, piscina ed edifici, chiesa S. Martino torre S. Martino ed altri, in cambio dei suffragi annuali di lanima sua o dei suoi parenti". Gli storici locali sostengono che Monsignor Bricianos, un vescovo, trasformò l'edificio in una elegante villa nel 1560 dopo aver partecipato al Concilio di Trento. Un altro prelato, il vescovo Masi fece dei miglioramenti all'edificio nel 1611. Abbellì anche l'ingresso con le sue armi araldiche (ora rubate). Nel 1840, il vescovo Costantini eseguì dei lavori di restauro. Molti ebrei benestanti fuggirono in questo territorio nel XVII secolo, preferendo le torri-vedetta perché più sicure dai feroci attacchi dei pirati. Nascondevano i loro oggetti di valore in nascondigli improbabili per evitare di essere attaccati da sconosciuti predoni. Molti borghi furono rovesciati dagli assalitori che uccisero gli ebrei che vi si erano rifugiati. Questo fece sì che perdessero la memoria di questi nascondigli segreti. Le leggende raccontano di scoperte sorprendenti, casse contenenti tesori, che furono scoperte dai contadini nelle torri abbandonate (torri "Cascione", Cela, e "Cappavecchia").

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